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Guide di Turismo 

 

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Presenza italiana in alcune parti del Cile

Storia

Gli italiani sono presenti in Cile fin dal XVI secolo, dai tempi della conquista spagnola. L'ammiraglio genovese Giovanni Battista Pastene (Juan Bautista Pastene; 1507-1580) partecipò alla conquista della terra al servizio della corona spagnola nella esplorazione delle coste e in supporto alla spedizione di Pedro de Valdivia. Fu anche governatore di Santiago eValparaiso.

L'emigrazione italiana nel Cile, tuttavia, rimase limitata ad alcune decine di Italiani durante i secoli della colonia spagnola. Tra di loro si segnala la presenza dell'architetto Gioacchino Toesca, che alla fine del XVIII secolo fu chiamato a progettare i grandi edifici pubblici della capitale Santiago, come il Palazzo La Moneda.

Dopo l'indipendenza nel 1818, il governo cileno incoraggiò l'emigrazione europea, ma senza ottenere i risultati della vicinaArgentina. La prima ondata di italiani arrivò in Cile nei primi decenni del XIX secolo e si fece più cospicua verso la fine del secolo, quando si ebbe un consistente flusso migratorio di Liguri verso l'area di Valparaiso, dove arrivarono a controllare il 70% del commercio cittadino. Questi emigranti fondarono il Corpo di Vigili del Fuoco (battezzato "Cristoforo Colombo") della città e la sua "Scuola Italiana Arturo Dell'Oro", il cui edificio è stato dichiarato dal governo cilenoMonumento Histórico Nacional.

La Plaza Baquedano di Santiago del Cile viene comunemente chiamata Piazza Italia.

Alla fine del secolo XIX numerosi commercianti italiani si radicarono nella zona settentrionale di Arica, dove iniziava lo sfruttamento delle ricche miniere di salnitro. Parallelamente si installarono numerose famiglie italiane nella capitaleSantiago, a Iquique, Copiapó, Concepción ed a Punta Arenas.

Nel 1904 vi fu un'emigrazione pianificata di 700 emigranti emiliani in una cittadina dell'Araucanía, che fu chiamata "Colonia Nueva Italia" e che ora si chiama Capitan Pastene. In totale, in tutta la zona centro-meridionale del Cile si trapiantarono ai primi del Novecento 7.700 Italiani.[3]

Allo scoppio della prima guerra mondiale, alcuni Italo-cileni tornarono come volontari in Italia, come l'aviatore Arturo Dell'Oro deceduto sui cieli di Belluno nel 1917, al quale è intitolata a Valparaiso una delle principali scuole italiane nel Cile.

Dopo la prima guerra mondiale si può dire conclusa l'emigrazione di massa dall'Italia.

Gli italiani hanno contribuito a creare la nazione cilena, specialmente nel campo del commercio e dell'agricoltura. Gli italiani, ad esempio, insieme con i francesi, hanno introdotto la coltivazione dei famosi vini cileni da haciendas nella Central Valley. Ma l'influenza degli italo-cilena si estende anche al campo delle arti, della musica con Domenico Brescia, insegnante al conservatorio di Santiago, alla pittura di Camilo Mori. In anni più recenti l'imprenditore italiano Anacleto Angelini (1917-2007), giunto dall'Italia nel 1948, ha creato una delle imprese più grandi e più ricche del Sud America (ora AntarChile AC).

Indubbiamente la famiglia italiana che più si è distinta nel Cile è quella degli Alessandri. Giuseppe Pietro Alessandri Tarzo venne nell'Ottocento dalla Toscana come Console del Regno di Sardegna, a Santiago. Tra i suoi discendenti vi sono due presidenti del Cile, Arturo Alessandri (1920-1925 e 1932-1938) e Jorge Alessandri (1958-1964) , e numerosi altri politici, fino al presente.

 

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